Il crack Dahlia s'a
Il crack Dahlia s'a
LA LIQUIDAZIONE DELLA PAY TV DIGITALE FA PRECIPITARE LE AZIONI DELLA SOCIETÀ DI TELECOM
Dopo i tre di Sportitalia, il gruppo perde altri 15 canali e 50 milioni di potenziali ricavi. Scommessa sul riacquisto di spazi
Il crack di Dahlia Tv, schiacciata da una perdita complessiva di 80 milioni e affossata dalla decisione dell'azionista di riferimento (68,1%), la svedese Air Plus Tv che ha bocciato la ricapitalizzazione da 150 milioni, si è abbattuto su Telecom Italia Media. Il titolo del gruppo tv guidato dall'amministratore delegato Giovanni Stella, secondo azionista di Dahlia Tv con il 24%, nonché fornitore della banda per i 15 canali di proprietà della tv finita in liquidazione, è crollato a Piazza Affari a 0,19 euro lasciando sul terreno l'11,83% sulla scia delle valutazioni dei principali broker di mercato che stimano pesanti incidenze in termini di minori ricavi (si oscilla tra 35 e 37 milioni) dallo spegnimento del segnale della tv guidata dall'ad Fabrizio Grassi che non ha rescisso il contratto d'affitto con TiMedia. A questa cifra, calcolata dagli analisti di Akros, Equita sim, Banca Leonardo e Mediobanca, si vanno ad aggiungere gli oltre 10 milioni persi con l'interruzione del contratto per l'affitto degli spazi sui multiplex ai tre canali di Sportitalia passati al gruppo Screen Service. Per cercare di arginare la caduta, ieri sera lo stesso Stella ha dichiarato all'Ansa «di essere fiducioso di rimpiazzare i clienti persi in un tempo abbastanza rapido» e ha precisato che «Dahlia Tv incide per 24 milioni sui ricavi del 2010». Una cifra «importante ma non stratosferica» lontana dalle stime dagli analisti che invece sono state prese a riferimento dalla borsa. L'ad di TiMedia ha aggiunto che «qualche giorno fa è stato chiuso un contratto con un grosso operatore internazionale per circa un quinto della banda occupata da Dahlia». L'indiziato è la branch italiana della tedesca Home Shopping Europe, pronta a sfidare Mediashopping (Mediaset) e l'americana Qvc da metà 2011. Il futuro dell'offerta di Dahlia. E mentre la Lega Calcio si interroga sul futuro dei contratti per la trasmissione delle partite di Cagliari, Catania, Cesena, Chievo, Lecce, Parma, Sampdoria e Udinese (il pacchetto vale 30 milioni e fa gola a Mediaset), il mercato inizia a riflettere su quale operatore televisivo possa occupare lo spazio che la tv affidata al liquidatore Mauro Paoloni lascerà libero nei prossimi mesi. «Non è ipotizzabile che il mercato del digitale terrestre appena decollato perda l'altro unico operatore a pagamento alternativo a Mediaset», dice uno dei principali player nazionali che si espone con MF-Milano Finanza a patto di restare anonimo. «Il fallimento di Dahlia fa male a tutti noi, a TiMedia e anche al Biscione perché restringe il raggio d'azione degli operatori e li costringe a ripensare alla politica industriale da adottare per potere restare sul mercato». Per questo, secondo gli esperti, nonè pensabile che dopo l'uscita di scena di Air Plus Tv (che in agosto aveva partecipato all'aumento da 51,4 milioni e ottenuto da Unicredit un finanziamento da 30 milioni comunicando al contempo ai dipendenti di Dahlia Tv la volontà di tagliare fino al 50% le retribuzioni), si assisterà realmente al black out informativo di 15 canali. Una delle prime ipotesi porta all'apertura della procedura di concordato preventivo per l'azienda che occupava in totale 150 dipendenti. In questo modo, il liquidatore potrebbe decidere di separare le attività creando una bad company nella quale far confluire la gestione finanziaria e una good company nella quale collocare gli asset televisivi. Del resto, si sostiene da più fonti, Dahlia Tv ha un suo appeal commerciale avendo attivato 800 mila tessere pay (300 mila delle quali sotto forma di abbonamento). In questo contesto, potrebbe tornare in azione TiMedia che aveva venduto ad Air Plus la maggioranza dell'emittente e che passando dalla procedura acquisirebbe le attività editoriali a costo zero. Al boccone mirano gli americani del fondo Constellation, azionisti della stessa Air Plus, e persino Sky Italia che si era avvicinata alla tv in liquidazione già in autunno. Più improbabile l'irruzione sulla scena di Mediaset che comunque era stata a un passo dalla definizione di un accordo commerciale per portare sull'offerta Premium i canali Dahlia. (riproduzione riservata)