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«Quei tre giorni che hanno cambiato la mia vita» Così Graziano è volato a New York
«Quei tre giorni che hanno cambiato la mia vita» Così Graziano è volato a New York
La storia Giovani all'estero
«Per decidere se lasciare tutto in Italia e andare a lavorare all'estero mi sono stati concessi solo tre giorni. Esattamente quattro anni fa, un mercoledì notte del gennaio 2007, ho ricevuto una telefonata da New York: vuoi venire a lavorare con me? Era il mio ex capo italiano trasferitosi lì da poco. Un'occasione da non perdere, ma i termini erano perentori: essere a New York il lunedì mattina». E Graziano Casale, oggi ventinovenne, quell'opportunità proprio non se l'è fatta sfuggire. Ha prenotato in fretta un aereo ed è partito per andare a lavorare alla Rrd, un'azienda che si occupava di televisione mobile. «Una scelta di cui non mi sono certo pentito, visto che dopo poco più di tre anni, nell'agosto del 2010, sono diventato direttore dell'area commerciale per il mercato Nord America del gruppo Screen service broadcasting, società di trasmissioni radiotelevisive digitali che nel frattempo aveva acquistato la Rrd».
Il cammino di Graziano inizia a Gaeta, cittadina laziale in cui è nato e cresciuto e da cui si è staccato per andare a studiare economia all'università di Roma 3. Per mantenersi gli studi c'era il lavoro da barista nei week end e le occupazioni stagionali in estate. Fino al momento della tesi di laurea. «Camminando per i corridoi dell'università ho visto un annuncio per una tesi in azienda con cliente-partner Mediaset e con argomento la televisione digitale. Ho capito che era la mia via e, pur di seguire quel progetto, ho rimandato la laurea al dicembre del 2005». La caccia al posto di lavoro, però, non è stata facile: 19 colloqui con altrettante aziende e, con alcune, 2 o 3 incontri di selezione. «Finché nell'aprile dell'anno successivo mi chiamano a Milano, alla Tre, per uno stage retribuito sulla televisione mobile. Ed è stato proprio chi mi aveva chiamato lì che, poi, mi ha richiesto anche per l'avventura newyorkese».